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Un bicchiere in un minuto, un minutolo in un bicchiere

Redazione
Redazione
giugno23/ 2015

Con l’Adriatico alla nostra sinistra ci incamminiamo verso sud, verso la terra che ha visto succedersi numerosi popoli fin dalla preistoria, dai greci con le loro colonie, ai romani, ai normanni: la Puglia.
Percorrendola è un susseguirsi di paesaggi diversi, dal verde del Gargano fino all’arido Salento, ricco di ulivi e macchia mediterranea.
Proprio quando all’orizzonte fanno capolino le coste albanesi, siamo giunti alla meta, siamo nel punto più orientale del nostro paese, siamo nel Salento inoltrato, più precisamente in prossimità di Minervino di Lecce.
E’ sorprendente osservare come a pochi chilometri dalla costa il paessaggio sia cambiato, davanti a noi si estendono  ora grandissimi vigneti, è facile rendersi conto come il detto popolare francese che dice che “ la povertà di un terreno non ha prezzo” sia decisamente fondato.
Tra i tanti è di uno totalmente autoctono e riscoperto da poco che voglio parlare, il Fiano Minutolo, che per quanto di casa in Valle D’Itria, trova in Salento una delle sue migliori espressioni.
È un vitigno aromatico a bacca bianca e dai grappoli piuttosto piccoli, che dietro, o meglio sotto quella buccia dei suoi acini così resistente, trattiene tutti gli odori ed i sapori che ritroveremo nel vino che se ne ottiene. Il suo più noto utilizzo è nella Doc. Locorotondo, dove seppur presente in minima percentuale, al massimo 5%, è il responsabile del finale aromatico di questo vino. In quanto di recente riscoperta, è ancora difficile trovarlo vinificato in purezza. Difficile, non impossibile.
Nel mio girovagare in zona, ne ho trovati due, che ho voluto mettere a confronto; uno che definirei classico, o meglio della terra natia del vitigno, il Fiano Minutolo Polvanera, di Gioia del Colle, in provincia di Bari. L’atro il Pass-O, della cantina Menhir di Minervino, in provincia di Lecce, un vino che non ha risparmiato ottime sorprese.
Il primo, come detto, il più classico dei due, presenta note minerali piuttosto spiccate ed un sentore aromatico non troppo evidente; invece molto marcate sono le sensazioni di fiori bianchi e di frutta abbastanza matura, compresi gli agrumi (bergamotto su tutti). Un vino molto fresco, aspetto evidente anche dal colore verdolino, leggermente sapido e non molto caldo, un vino da tutto pasto e di facile abbinamento se cercato nelle innumerevoli sfaccettature della cucina locale.
Il secondo vino di cui voglio parlare, l’ho scovato in un’azienda agricola di Minervino, nel cui terreno sono presenti numerose testimonianze preistoriche, non a caso la cantina si chiama Menhir. In questo caso, il vino che ci si presenta davanti è di un giallo molto carico, quasi dorato, che ci investe coi suoi ricchissimi profumi, su tutti la nota aromatica è la più carica e persistente. Si susseguono poi frutti maturi e fiori gialli; anche qui risultano evidenti le note agrumate, ed in bocca si apprezza meno la nota minerale e la sapidità. Si manifesta, piuttosto, al palato un sapore che non ci si aspetterebbe, perlomeno senza conoscere la vinificazione: il miele, sicuramente proveniente da fiori gialli.
Il perchè di questa sorpresa è da attribuire non soltanto all’affinamento “sur lies” di 4 mesi, ma va ricercato anche nella vendemmia leggermente tardiva e nell’appassimento in pianta indotto con la torsione del peduncolo.
Il miglior partner per questo vino è sicuramente da ricercare tra le innumerevoli preparazioni a base di pesce di cui la Puglia è ricca, o tra i formaggi locali, anche erborinati. Il mielato finale, però, ci sorprende ancora una volta, e venendoci incontro ci permette tranquillamente di azzardare abbinamenti di fine pasto, con dolci a base di frutta secca, crostate di fichi o marzapane.
C’è chi dice che il Fiano Minutolo sia erroneamente chiamato in questo modo, e che dovrebbe esser identificato semplicemente come Minutolo, ma per ora poco ci importa; abbiamo trovato un ottimo compagno di pasto e di viaggio, ed il suo nome non ce lo farà certo amare di meno.

Riccardo Roselli

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